Chiesa dei Santi Pietro e Paolo

Descrizione

Forse una ne venne costruita nel sec. XV. Nella sua visita pastorale dell'il ottobre 1566 il vescovo Bollani trova la chiesa consacrata.

Dove

Modalità di Accesso

Accessibile a tutta la cittadinanza.

 

Ulteriori informazioni

Nessuna notizia abbiamo della primitiva chiesa. Forse una ne venne costruita nel sec. XV. Nella sua visita pastorale dell'il ottobre 1566 il vescovo Bollani trova la chiesa consacrata con due altari laterali dedicati a Sant'Orsola e a Santa Caterina. La chiesa attuale venne costruita alla metà del sec. XVIII. Avendo trovato la chiesa in minacciante rovina e 'poco decorosa e altresì angusta per la crescita fatta da quel popolo', Don Andrea Baronio, divenuto parroco, fin dal 1748 si pose il problema di costruirne una nuova. Dopo avere ottenuto, il 17 marzo 1750, il permesso della Curia vescovile di Brescia il 3 aprile poneva la prima pietra. La chiesa, opera di Gaspare Turbini (secondo altri di Domenico Corbellini) e progettata nel 1750, presenta la pianta centrale arricchita all'interno da una serie di colonne circolari che muovono le pareti e che aiutano il fluire delle linee. Venne costruita secondo documenti pubblicati da Ennio Vitali, dal capomastro milanese Domenico Ceresa, assieme ai maestri Onofrio Ligasacchi e Giacomo De Stefani. La costruzione fu laboriosa anche per l'inconsistenza del terreno che richiese palificazioni estese. E' opinione di Ennio Vitali che la chiesa fosse ormai finita al momento della morte di Don Baronio. All'abbellimento della chiesa diedero un ampio apporto marmorai di Rezzato. Nel 1753 Paolo Ghirardi fornì le colonne del coro; nel 1759 Giacomo Ghirardi e Antonio Palazzi, i marmi delle cappelle laterali; nel 1762 G.B. Benedetti e Domenico Tagliani eseguirono l'altare maggiore; nel 1772 Giacomo Barbieri fornì le pietre della facciata; neI 1796 Antonio Tagliani costruì i due altari a Sant'Antonio e a Sant'Orsola. La chiesa venne consacrata il 6 agosto 1786 dal Vescovo Giovanni Nani e nell'altare maggiore vennero poste le reliquie dei Santi Sebastiano, Felice ed Eliodoro. L'interno venne dipinto da Pietro Scalvini che sul volto del coro raffigurò l'Ascensione e su quello della navata l'Assunzione; un affresco dello stesso, sempre nella navata, è andato perduto. Nella controfacciata, sulla bussola della porta maggiore lo Scotti ha dipinto il martirio di San Pietro.,'Scrigno di tesori' hanno definito Ugo Vaglia e, dopo di lui, Sandro Guerini la parrocchiale di Preseglie. Entrando, sul primo altare a destra sta una grande tela a tempera già segnalata da Ugo Vaglia nel 1953 'di scuola morettesca e, come alcuni opinano, dello stesso Moretto' e al Moretto è attribuita con sicurezza da Sandro Guerini. Raffigura 'Sant'Antonio Abate in trono tra i Santi Stefano e Vincenzo'. In essa il Guerini ha rilevato «la scena complessiva è solenne e vigorosa, potentemente ma equilibratamente dialettica, poichè la forza di Sant'Antonio è compressa dall'architettura e dalla tenuta spirituale dei due diaconi: ritenendolo un prodotto tipico del particolare 'manierismo' che il Moretto manifesta dopo il 1540, con uno spirito controriformistico e severo, antiluterana ma anche autenticamente cristiano». Segue un altro altare con una statua che ha sostituito l'Ultima Cena di San Cattaneo ora in sacrestia.L'altare maggiore è dominato da una bella pala di Agostino Galeazzi (1562) allievo e capobottega del Moretto e da lui firmata 'AUG. GALA BRIX P MDLII', ritenuta l'unica o una delle pochissime tele dal pittore firmate. Raffigura la Beata Vergine col Bambino con ai piedi San Pietro in abiti pontificali e con ai lati i Santi Giovanni Battista e Paolo. Risalendo dal lato di sinistra si incontra l'altare della Confraternita di Sant'Orsola. La pala che sovrastava l'altare e che ora è conservata in sacrestia, ha scritto Ugo Vaglia, «raffigura il martirio della Santa, vestita di rosa, e saettata dai carnefici mentre sventola in cielo la bianca fiamma crociata: ignoto l'autore, ma la composizione del disegno e dei colori, sebbene privi della loro naturale freschezza, inducono a crederla fatica di Marco Richiedei, valente pittore bresciano di probabile origine valsabbina». L'organo attuale venne costruito nel 1845 dai fratelli Serassi di Bergamo. E stato restaurato nel 1987 per un atto di mecenatismo della famiglia Giuliano Mascadri e di altri, dalla bottega Emilio Piccinelli e figli. Il pulpito, per quanto si può dedurre dalle poche notizie rimaste, è opera del maestro Cristoforo Prandini di Nozza, appartenente ad una antica famiglia di intagliatori oriunda di Roncone (Trento) e stabilitasi a Nozza alla fine del sec. XVI col maestro Antonio Cristoforo. Nella chiesa è stato collocato il gruppo della 'Dormitio Virginis' di ispirazione orientale, qui trasportato dal santuario della Madonna del Visello. Un'urna dorata racchiude un simulacro ligneo della Madonna dormiente, di stile evidentemente bizantineggiante; l'urna è al centro, e le fanno corona, sui due lati, dieci statue, pure in legno, raffiguranti gli apostoli (manca il solito Tommaso), alte m. 1,10-1,30, nei vari atteggiamenti di circostanza. Giuseppe Dester ha pensato ad alcuni presegliesi di ritorno dalla battaglia di Lepanto o anche prima: «come ricordo o riconoscenza al ritorno dalle crociate o da pellegrinaggi in Terrasanta, taluno, magari un religioso, abbia voluto ricostruire qui, anche a titolo di personale devozione, quanto ha visto in Oriente»,. Lo stesso Dester ha scritto: «Osservando l'insieme, il pensiero torna ancora a Varallo; le statue della XX cappella, dell'ultima cena (sec. XV), che già esisteva al tempo del Caimi, richiamano quelle del Visello. Personalmente non mi persuade la tesi di quanti attribuiscono ai Boscaì di Levrange quest'opera; se documenti si trovassero, questo complesso farebbe un capitolo a parte nell'arte di quegli artisti». La sacrestia, considerata fra le più belle del bresciano, porta nel volto un altro affresco di Pietro Scalvini raffigurante la Pentecoste. Magnifici sono i mobili. Grazie al parroco Don Gian Mario Tisi e alla generosità della popolazione nel 1986-1987 sono stati restaurati dall'ENALP di Botticino i bei mobili della sacrestia (due del '700, altri due dell'800) di cui Alfredo Bonomi ha sottolineato la «grandiosità delle forme, la purezza del disegno, la delicatezza dell'intarsio, la leggerezza degli intagli decorativi» valorizzati e armoniosamente inseriti «in un solenne spazio architettonico come si addice agli ambienti delle vere cattedrali». Sempre in sacrestia sono stati restaurati dipinti su tela tra i quali l'Immacolata Concezione, San Gerolamo nel suo studio, Santa Caterina d'Alessandria, San Lorenzo, San Carlo Borromeo, San Luigi Gonzaga, il martirio di San Giovanni Nepomuceno, il Battesimo di Cristo, il ritratto di prelato, Santa Chiara. Inoltre sono tornate alla bellezza originaria le due sculture raffiguranti San Domenico e San Caterina. Fra gli arredi (che il Vaglia dice sottratti quasi per miracolo alle fanatiche spogliazioni dei soldati napoleonici del 1797) spicca una croce astile del 1595, nella quale si nota un decisivo «mutamento del gusto, in confronto di altre croci del tempo, tanto più facilmente controllabile, rispetto alla opera di G.F. Dalle Croci, per l'adozione della medesima distribuzione delle figure. Sopra la spalla, che ha un profilo ad anfora, con alto invaso, dal fondo baccellato e ornato di festoni e cherubini a sbalzo, si dipartono le cornucopie che reggono le figure intere della Vergine e di San Giovanni. Nel recto accompagnano il Crocifisso il busto del Padre Eterno, quelli dell'Annunciata e dell'angelo annunciante, e sotto quella della Maddalena; nel verso, al centro, la figura di Sant'Antonio abate, cui si associano i busti degli Evangelisti». Un bel calice con figurine d'angeli venne esposto nella mostra di Arte Sacra in Duomo vecchio nel 1904. Nel 1983 il problema della stabilità della chiesa parrocchiale, già manifestatosi in precedenza, si è accentuato probabilmente a causa di smottamenti sotterranei. La circostanza ha suscitato un certo allarme ed ha sollecitato la realizzazione di interventi di consolidamento. Un sopralluogo condotto nel 1997 sul sottotetto ha mostrato una preoccupante situazione di precarietà del tetto soprattutto nella parte sovrastante la navata.

Contatti

Telefono Municipio

Telefono: 0365 84221

Ultimo aggiornamento

lun 22 lug, 2024 12:15 pm

Esplora Vivere il Comune

Galleria immagini

Tutte le gallerie immagini del Comune in un unico archivio centralizzato

Eventi

Il calendario eventi del Comune, con tutte le iniziative

Luoghi

Scopri i luoghi pił affascinanti e pił importanti del nostro territorio